I matrimoni consanguinei

I vari giri nei castelli belgi mi hanno fatto ricordare quanto questo paese sia stato dominato, dal 500 in poi, dagli Asburgo, sia di Spagna che d’Austria. Gli Asburgo sono probabilmente stati la famiglia regnante europea più importante di sempre, che però alla fine si è suicidata per via della pratica dei matrimoni consanguinei. Il modello Basic era quello del matrimonio tra cugini primi, mentre quello Premium era tra zio e nipotina. Quando si giocava il Fil Rouge ci poteva scappare anche zia e nipote. Alla fine la dinastia spagnola si estinse con il povero Carlo II di Spagna, su cui ricaddero le colpe di tanti zii e cugini.


Ma andiamo per ordine. Per prima cosa è interessante notare da dove venissero: non dalla Germania, non dall’Austria, non dalla Spagna, bensì dalla Svizzera. Gli Asburgo erano infatti originari del cantone di Argovia vicino Zurigo, e fecero carriera portando il gonfalone a Federico Barbarossa (già allora si poteva far carriera in modo strano, ma per lo meno non erano degli igienisti dentali). Ad un certo momento iniziarono a spostarsi in tutte le direzioni ma soprattutto ad est, verso l’Austria per poi dividersi verso ovest (con il filone spagnolo). Il motivo di tanta migrazione è semplice: nel 1415 gli Svizzeri li cacciarono via da Argovia, però è probabile che anche loro se ne volessero andare, perché la Svizzera del tardo Medioevo era noiosissima. Non che quella attuale sia tanto divertente, ma all’epoca in Svizzera non c’erano nemmeno il cioccolato, le banche, gli orologi, insomma rispetto ai cantoni attuali c’erano solo le mucche. E poi gli svizzeri dell’epoca erano un popolo incazzoso conosciuto in Europa soprattutto per i suoi mercenari ruvidi ed ignoranti. Per di più, visto che le disgrazie non vengono mai da sole, sulla Svizzera stava per abbattersi un meteorite capace di annientare, come già accaduto per i dinosauri, il 98% di qualsiasi traccia di vita e movida: il calvinismo. Data tanta austerità, gli Asburgo se ne andarono senza troppo combattere, anzi sfottendo gli Svizzeri e dicendo loro che sarebbero tornati solo quando ci fosse stato un po’ di movimento, che so, una sala bingo, una casa chiusa o un po’ di spaccio di droga. Cose che poi si sono effettivamente realizzate, ma troppo tardi, perché ormai gli Asburgo si erano estinti.


Come già detto, l’estinzione degli Asburgo di Spagna è dovuta principalmente alla pratica dei matrimoni consanguinei. Qui bisogna aprire una parentesi: a noi il concetto di matrimonio consanguineo fa un po’ specie, per quanto la saggezza popolare abbia da sempre spezzato una lancia a favore delle cugine. Tuttavia, nell’antichità non è stato sempre così, anzi in certi posti questo tipo di unione era riservato alle famiglie reali e scivolava spesso nell’incesto vero e proprio. Ad esempio, presso gli Egiziani e gli Incas le coppie reali erano spesso fratello e sorella. Questo non vuol dire che il giovane faraone qualche volta non scendesse a fare capriole con qualche popolana o toy-boy del Basso Nilo. Tuttavia, quando era venuto il momento di mettere la testa a posto, il faraone-decano richiamava il rampollo scapestrato e gli ricordava che certe cose si fanno solo con le sorelle. Quando Pizzarro arrivò a Cusco scoprì che i matrimoni fratello/sorella dei capi Incas andavano avanti da 10 generazioni, e ciò gli fornì la scusa per mandare a morte il re Atahualpa, che fu appunto accusato di essere fornicatore di sorelle nonché figlio di fornicatori tali e quali.
Si trattava di una concezione dei rapporti familiari tipica delle monarchie “divine”, dove il re era considerato un dio e pertanto non poteva accoppiarsi con una umana sciacquetta, se non per divertirsi come faceva Zeus, a rischio di perdere il proprio prestigio. Tuttavia, man mano che tali forme di potere teocratico sono scomparse ed il potere è sceso sulla terra, i monarchi hanno capito che era meglio far sposare i relativi rampolli con ereditieri/e di altri regni o famiglie aristocratiche al fine di sugellare accordi politici e magari beccarsi qualche ricca dote. E qui arriviamo agli Asburgo, che sono stati i campioni dei matrimoni combinati, solo che sono stati talmente bravi che alla fine sono diventati vittime del proprio successo: dopo un po’, essendoci Asburgo dappertutto nelle corti europee, finivano con lo sposarsi tra loro stessi.


Questa involuzione fu peggiorata dal fatto che essendo gli Asburgo i massimi difensori del papato, non era difficile per loro ottenere una dispensa per il matrimonio tra cugini o, peggio, tra zio e nipote. La Chiesa non è mai stata favorevole ai matrimoni consanguinei e l’incesto da sempre è considerato un peccato mortale, ma non si tratta di un dogma, bensì di una posizione che, piuttosto che derivare da sane policy di mescolamento genetico e sociale, proviene dalla lettura di alcuni dettami della Bibbia, tanto severi quanto contraddittori: ad esempio non si è mai capito come fece l’umanità a moltiplicarsi dai soli Adamo ed Eva senza rapporti incestuosi, e Sant’Agostino nella Città di Dio dovette arrampicarsi sugli specchi per spiegare il fenomeno; inoltre, è noto l’episodio di Lot, che invece di fare tutto quello che dovrebbe fare un normale patriarca della Genesi, e cioè coltivare lenticchie e lapidare le adultere, una sera si fece troppi grappini e suo malgrado si trovò coinvolto in un festino di Arcore organizzato dalla sue figlie. Ad ogni modo, l’avversione cattolica verso i matrimoni consanguinei era soprattutto il riflesso della cultura sessuofoba del cristianesimo originario, per cui i divieti in materia miravano sostanzialmente a reprimere tout-court i rapporti ed i desideri sessuali, a partire da quelli che potevano svolgersi nei nuclei familiari che, con l’eccezione di re e regine, vivevano normalmente ammassati in angusti monolocali popolari dove il buio e la promiscuità potevano favorire idee strane. Ne è riprova il fatto che la stessa Chiesa, quando la ragione di Stato lo imponeva, concedeva la dispensa a qualunque principe glie la chiedesse. D’altra parte, lo stesso concetto di consanguineità era soggettivo e la Chiesa arrivò, in certe epoche, a farvi rientrare anche i parenti fino al 7° grado. Al giorno d’oggi ciò vorrebbe dire che se mi si presentasse Scarlet Johansson in vestaglina per copulare io dovrei rimbalzarla, perché per la Chiesa potremmo essere cugini.


Ad ogni modo, le conoscenze genetiche all’epoca erano tanto sviluppate quanto oggi lo studio dei trattati europei da parte dei sovranisti. Pertanto, l’idea di sposarsi tra parenti era vista dalle corti europee come un’ottima pratica eugenetica, finché ad un certo punto gli Asburgo esagerarono e i risultati fecero scattare un campanello d’allarme: solo in Spagna, tra il 1527 e il 1661, la dinastia fu allietata da 34 nascite, ma dieci bambini morirono prima di compiere un anno e altri 17 se ne andarono prima di festeggiarne dieci, mentre i sopravvissuti erano abbastanza acciaccati. Un’ecatombe che superava persino le statistiche tra i plebei. Così, con tanta mortalità infantile e con l’emergere di tanti casi umani, iniziarono le prime perplessità e la cultura popolare, ancor prima che la scienza, cominciò a insinuare il dubbio che tutti questi matrimoni tra cugini non fossero proprio una bella idea o che quantomeno portassero sfiga. Tanti anni dopo ne troviamo una rappresentazione nel romanzo il Gattopardo, allorquando il Principe di Salina, passeggiando nei salotti la sera del ballo, nota come le giovani nobildonne siciliane somigliassero a delle scimmiette, ed imputa tanta bruttezza proprio alla pratica dei matrimoni tra cugini. Non è un caso che la vera ed unica bellezza della serata, Angelica, fosse tutto meno che nobile.


E qui ci avviciniamo all’epilogo degli Asburgo, cioè a Carlo II di Spagna, l’ultimo re della dinastia, lo sfortunato giovane su cui vanno a scaricarsi tutte le colpe degli insani matrimoni precedenti. Carlo II era figlio di Filippo IV di Spagna e della sua seconda moglie, nonché nipotina, Marianna d’Austria, che a loro volta discendevano da altrettanti matrimoni a corto giro che qui non stiamo a riassumere: e con queste premesse, possiamo già immaginarci l’epilogo. I ritratti ci mostrano Carlo II come un giovane magro con l’espressione un po’ triste, ma questo era dovuto alla pietà del pittore di corte che, peraltro, era ben pagato per abbellire i soggetti reali committenti e non certo per rappresentarli come fossero nella realtà. Il nunzio apostolico, infatti, descriveva Carlo II con più asciutto e poco misericordioso realismo: “Il re è …. malformato, ha il viso sgraziato, il collo lungo e il viso allungato e piegato verso l’alto, il labbro tipico della casa d’Asburgo …. i capelli sono lunghi e biondi, portati all’indietro in modo da esporre le orecchie. Non è possibile raddrizzare il suo corpo ma, quando cammina, si appoggia su di un tavolo a muro, o qualcosa d’altro. Il suo corpo è debole come la sua mente. A volte dà segni di intelligenza, memoria e di vivacità, ma non ora, sembra lento e non risponde, maldestro, pigro, con l’espressione stupita”.


In effetti, il giovane Carlo risultò malato fin da piccolo e sembrava destinato a morire presto, a causa di acciacchi e tare di ogni tipo. Lo sappiamo perché gli ambasciatori stranieri a Madrid inviavano nelle capitali dei precisi ed impietosi resoconti che rivestivano una importanza fondamentale per tutti i sovrani europei, in quanto la morte, senza successori, dell’unico erede al trono spagnolo avrebbe scombussolato lo scacchiere internazionale. L’ambasciatore francese, ad esempio, scriveva così a Luigi XIV: “Il principe sembra essere estremamente debole. Ha un’eruzione erpetica sulle guance. La testa è completamente coperta di croste. Per due o tre settimane si è formato sotto l’orecchio destro una sorta di canale di drenaggio o di scolo”. Carlo II era sovente colpito da fortissimi attacchi di emicrania, epilessia ed influenze, e soffriva persino di una malattia inusitata chiamata cioccolatismo (!!), che consiste in una dipendenza anormale dal cioccolato. Ovviamente era, ça va sans dire, del tutto sterile.


Non è un caso che il giovane principe sia passato alla storia come Carlo lo Stregato, perché il popolo pensava che fosse vittima di una maledizione. In verità lo si pensava anche a corte, e furono persino chiamati degli esorcisti per scoprire gli autori della maledizione. Così, temendo che il giovane re sarebbe morto presto a causa degli incantesimi, fu sottoposto ad una serie di misure di protezione che però agli occhi odierni suonano come autolesionismo: era isolato da tutti, tanto che all’età di 4 anni ancora non parlava, e fu raccomandato che non si lavasse mai. Il calvario continuò fino alla morte e fu peggiorato dalle cure del tempo. Il povero Carlo deperiva costantemente e divenne quasi cieco, soffriva di febbri continue, idropisia, astenia, debolezza intestinale mentre gli attacchi epilettici e gli spasmi aumentavano di intensità. Sorprendentemente, i rimedi dei medici, consistenti nel porre sul suo capo piccioni appena uccisi, oppure in applicare viscere di mammiferi calde sul ventre, non funzionavano.


Quando morì, nel 1700 a 39 anni (ben oltre l’età che avevano previsto i bookmakers), il rapporto del medico di corte che stilò il referto di morte era impietoso ed incredulo, quasi come il resoconto di una gara odierna della Ferrari. Il medico stentava a capacitarsi di come lo sfortunato sovrano fosse riuscito a vivere fino a quel momento: “… ha un cuore dalle dimensioni di un grano di pepe, i polmoni corrosi, gli intestini cancerosi, tre grossi calcoli in un rene, un solo testicolo, nero come il carbone e la testa piena d’acqua”.


Alla sua morte si scatenò la guerra di Successione Spagnola, che terminò con l’arrivo a Madrid dei Borboni di Francia al posto degli Asburgo di Spagna, rimpiazzo che però costò caro alla Spagna. Risale a questa vicenda, inter alia, la cessione di Gibilterra all’Inghilterra.

2 commenti

  1. Ho letto con immenso piacere, mi piace anche l’umorismo fine e mi fa voler leggere ancora di piu’. Vorrei sapere se ci siete su fb, mi farebbe piacere seguirvi.
    Grazie di nuovo ed alla prossima!

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    • Non vi è una pagina Facebook. Si tratta di brani tratti dal profilo (privato) di una persona. Le cose più divertenti finiscono su questo blog. Grazie per l’apprezzamento!

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