Le Tinderiadi: la scrematura (vol. 1)

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Siccome dovevo andare una settimana a Mosca e non volevo passare tutte le sere in albergo leggendo Dostojewski di fronte ad una bottiglia di vodka, ho pensato bene di iscrivermi a Tinder, così, per fare amicizia. Tinder è quell’applicazione che a Bruxelles tutti sostengono di non avere, però chiunque la conosce perché sostengono di avere un amico che ce l’ha.

Detto fatto, scarico l’applicazione alcuni giorni prima del viaggio in Russia, mentre sono di passaggio in un imprecisato borgo selvaggio delle Marche. Lancio l’applicazione che subito mi dice quali sarebbero le anime gemelle contattabili nelle vicinanze in quel preciso momento: si tratta di 5 o 6 tipe dal nome esotico albergate, stando alla distanza indicata dall’applicazione, verosimilmente alla Pinetina di Porto Recanati o all’Hotel House. Mmmmhhhhh.

Faccio ulteriori ricerche e scopro che, usando un servizio premium, posso fin d’ora posizionarmi virtualmente a Mosca così da poter entrare da subito in contatto con la distinta intellighenzia locale. Detto fatto, faccio l’upgrade ma a quel punto cade il wifi del vicino, e quindi se ne riparlerà per il giorno dopo a Bruxelles.

Il giorno seguente, dopo essere atterrato all’aeroporto di Carlorè, incontro in navetta una nobildonna marchigiana che noi chiameremo in codice Pucci Pucci, o più semplicemente “la Pucci”. Racconto alla Pucci di questa mia idea dell’iscrizione a Tinder e le chiedo se per caso non voglia aiutarmi a selezionare l’anima gemella moscovita. Appena pronuncio la parola “Tinder” la Pucci si incupisce e comincia a guardarmi come se io fossi un mollusco nauseabondo e tentacolare che schiuma bava da tutti i pori e dalle ascelle. Le spiego che le cose non stanno così, che è un modo per fare amicizia e bla bla bla. La Pucci, per niente convinta, comuqnue mi asseconda ed acconsente di partecipare alle operazioni di scrematura.

Senonchè, dopo un po’ che stiamo esaminando le varie candidate, la Pucci le ha eliminate praticamente tutte: questa è troppo figa; questa non è vera; questa non te la puoi permettere; questa si fa chiamare Olga ma è un uomo (grazie Pucci!); questa non fa per te; ecc ecc. Notare che l’affermazione “questa non fa per te” non è mai assistita da alcuna argomentazione, è un puro dogma, come l’Immacolata Concezione. Si salvano giusto un paio di tipe che, per carità, uno potrebbe anche berci qualche cosa assieme alla Piola, ma scapicollarsi fino agli Urali forse no. Così, dico alla Pucci che forse sarebbe meglio che io faccia da solo. La Pucci mi guarda serissima, incrocia le braccia e pronuncia sprezzante: “Va bene, fai come ti pare”.

[continua]

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