
Per la prima volta ho visto “Il ritorno dello Jedi”.
Non so come mai non l’avessi visto prima, ma ricordo che dentro di me una voce mi diceva sempre “Non vedere quel film, giovane Inno Skywalker, è una boiata pazzesca!”. Purtroppo non ho dato retta alla Forza e ieri sera sono caduto nel trappolone. Adesso però lo posso dire: Il ritorno dello Jedi è una cagata pazzesca.
I personaggi della saga vengono gettati in un calderone dove incontrano una varietà di figure patetiche e prese alla rinfusa: i Gremlins, i Muppet Show, i rinoceronti di Fantasia, il monaco cattivo de “Il Nome della Rosa”, i portachiavi di peluche della Kipling. Ci sono un sacco di mostri che sputano e trasudano bava, ma che schifo!
Lo Jedi alla fine muore senza svelare il segreto più grande che lo caratterizza e, cioè, a cosa gli servano quelle grandi orecchie visto che non vola come Dumbo.
A parte la banalità della trama (la lotta del Bene contro il Male, il Padre-Padrone, la lotta contro i burocrati non-eletti dell’Impero), questo film sconta le debolezze di tutti gli altri episodi della Saga. Che razza di futuro ci riserva Lucas? Non c’è Internet, non c’è Netflix, non ci sono gli smartphone. Non si vede nessuna ragazzetta sull’autobus intenta a controllare il profilo Facebook dell’ex moroso. La gente è vestita malissimo, chi con stracci, chi con sacchi, mentre la principessa Leyla indossa come bikini un animale morto. Non si sanno divertire: la scena della discoteca è raccapricciante, sembra una riunione di team-building della Commissione.
La gente viaggia su astronavi improbabili, alcune delle quali si guidano con il manubrio. L’unica cosa che si salva è l’apparizione di Obi-wan Kenobi che regala una perla di saggezza a Luke: “La verità è una questione di punti di vista! Honestà! XXX!”