
Il 9 maggio è stato lo European Day.
Da quanto ne so, la prima volta che il termine “Europa” fu usato con un significato politico, e non meramente geografico, fu nell’8° secolo d.C., ad opera di alcuni cronisti che descrivevano i fatti di Poitiers del 732, quando un’incursione di mori provenienti dalla penisola iberica fu bloccata in una memorabile battaglia dalle truppe franche di Carlo Martello.
E’ interessante notare come il termine politico di “Europa” sia sempre legato all’esigenza di riunire le forze e difendersi da un nemico comune. Dopo quel 732, infatti, bisogna saltare appunto al 1950 ed al dopoguerra in generale per ritrovare un uso analogo del termine. Tra le due date e per un periodo lunghissimo (1200 anni) non è rintracciabile alcun progetto politico analogo, se non iniziative egemoniche dettate da ambizioni specifiche (l’impero asburgico, quello napoleonico, Hitler). Neanche le minacce esterne dell’epoca (Mongoli, Ottomani) furono sufficienti a tal fine, visto che tali minacce venivano sistematicamente manipolate dai signorotti di turno a fini propri (i francesi furono grandi alleati degli Ottomani, ed i Crociati tentarono lo stesso con i Mongoli in funzione anti-araba).
Ciò nonostante, 70 anni di convivenza istituzionalizzata hanno dimostrato agli europei che il progetto del 1950 è il più valido mai messo in atto dal 8° secolo ad oggi, perchè, pur con i suoi limiti e contraddizioni, è quello che ha meglio “deliverato” (ahah) in termini di coesione, giustizia, crescita e pace. Mancano ancora molte cose, tra cui l’autonomia energetica, tecnologica e di difesa, che peraltro non sarebbero neanche necessarie se vivessimo nel mondo fantastico immaginato dai pacifisti.
Nel mondo reale invece ci sono Putin ed Erdogan, la Cina, mentre il rapporto con gli Americani, a cui comunque dobbiamo molto nel momento del bisogno, va gestito e non subito. Per questo abbiamo sempre più bisogno di unità e di Europa, come nel 732 d.C. a Poitiers.
PS: diversamente da quello che si pensa, Carlo Martello non era il Re dei Franchi, ma il funzionario più importante del regno dei Franchi, i cui re si occupavano soprattutto di cerimoniale e funzioni sacerdotali. Quei re Franchi furono infatti detti “re fannulloni” finchè il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, esautorò il suo (tale Childerico) e lo mandò in convento, non prima però di avergli fatto tagliare i capelli. Il tutto con il beneplacito del Papa, che non vedeva l’ora di liberarsi della minaccia Longobarda e dell’influenza bizantina. Ma questa è un’altra storia