
Chiedo consiglio per conto di un mio amico, che recentemente si è trovato di fronte ad un arduo caso di coscienza.
Il caso deve però essere preliminarmente contestualizzato. Il mio amico è stato alcuni giorni in Germania ed oggi, rientrando, è successo di tutto: treno tedesco fermo in mezzo alla campagna, fila interminabile per i controlli di sicurezza, aereo preso al volo. Ma il peggio deve arrivare.
Infatti, arrivato a Zaventem, il mio amico va a pagare il parcheggio alle macchinette, quasi tutte fuori servizio. Alle poche in funzione c’è fila e, quando tocca a lui, il biglietto – Porca Troia – viene rigettato. Il mio amico pazientemente si mette in fila per un’altra macchinetta e – Riporca Troia – biglietto rigettato anche lì.
A questo punto si rivolge allo sportello (altra fila) dove si trova un autoctono che si muove lentamente con aria di torpore. Il mio amico riesce ad ottenere un nuovo biglietto, si rimette in fila e, quando tocca finalmente a lui – Porca Troia Paletta – la macchina rigetta anche il biglietto nuovo. Il mio amico impreca, non si può escludere che percuota un po’ di hardware li attorno e così, al secondo tentativo, con la stessa macchinetta il biglietto viene finalmente accettato: salvo che in luogo delle previste 80 Euro, il display della macchinetta ne indica solo 8.
A questo punto nasce il caso di coscienza su cui chiediamo lumi. Che doveva fare il mio amico? Si trovava di fronte a 2 opzioni:
1. avrebbe potuto tornare allo sportello, fare l’ennesima fila e poi spiegare, varie volte, all’attonito e dormiente rappresentante della maledetta società dei parcheggi che c’era un errore e che bisognava pagare 80 Euro invece che soli 8;
2. prendere atto che le forze della natura si sono finalmente destate ed hanno deciso di erogare un bonus di 72 Euro a compensazione delle sofferenze subite nonché come punizione divina per l’indolenza ed il pressappochismo delle maestranze parcheggiste.
Che cosa ne pensate, qual è la soluzione eticamente corretta?