
Vedo tutte le mie amiche accalorarsi tanto per lo sfregio della sedia subito dalla Ursula a Istanbul, ma nessuna si cura della mascalzonata, ben più grave, occorsa negli stessi luoghi all’imperatrice Irene alla quale non solo la sedia, ma tutto il trono fu perfidamente sottratto solo per colpa del suo genere femminile; e neanche da un Erdogan qualunque, bensì da Carlo Magno e con l’aiuto del papa, il pavido Leone III, che all’epoca giocava a fare il Michel di turno. Ma riavvolgiamo il nastro.
Irene d’Atene fu imperatrice dell’Impero Romano (d’Oriente) dal 797 all’802, e questa datazione dovrebbe già dire qualcosa a qualcuno. In verità regnò di fatto molto più a lungo, sia da imperatrice consorte che da reggente. Però era destinata a governare da sola, visto che, proprio come la nostra Ursula, era attorniata da figure maschili deboli e scialbe: il marito Leone, detto il Cazaro (nome omen), il figlio Costantino, al quale non a caso era stato dato il nome di un tronista degli Amici di Maria, nonché vari eunuchi litigiosi e cospiratori. Marito e figlio morirono in casa in circostanze sospette, il secondo persino accecato, ma ciò non impedì alla nostra Irene, pur essendo sospettata dei fattacci, di essere santificata alla sua morte.
Ma quale fu la mascalzonata perpetrata ai danni di Irene? Sui libri di scuola si studia che nell’anno 800 Carlo Magno fu incoronato, il giorno di Natale (non la notte, come pensa qualcuno), Imperatore dei Romani, ma in pochi si chiedono come tale nomina sia stata compatibile con il fatto che a Roma da secoli non c’era nessun impero, mentre l’unico e vero impero romano era quello di Costantinopoli, visto che era lì che nel 330 l’imperatore Costantino aveva portato la capitale. Era l’impero di Costantinopoli ad essere riconosciuto come la continuazione legittima dell’impero romano di Augusto, ad infatti il suo imperatore era a tutti gli effetti imperatore dei Romani, mentre le dizioni “d’Oriente” oppure “Bizantino” erano del tutto sconosciute (furono introdotte solo più tardi, dopo lo scisma). Quindi, in quel momento, c’era un solo imperatore dei romani, stava a Bisanzio e nessuno avrebbe mai pensato di metterlo in dubbio, neanche Carlo Magno.
Senonchè a Roma in quel momento c’era un papa, di nome Leone III, che era una mezza calzetta: beveva, era dedito alle cene eleganti e risultava completamente incapace di gestire la curia. Era anche un pallaro, perché andava raccontando in giro che i nemici gli avevano tagliato la lingua ma questa gli sarebbe ricresciuta. Carlo Magno se lo teneva perché si era reso conto che un papa debole gli faceva comodo per potersi meglio ingerire sia nelle questioni teologiche che nell’amministrazione della Chiesa (e visto che il predecessore, Adriano I, era stata abbastanza cazzuto). Ma ad un certo punto il papa imbelle deve aver esagerato e, palpeggiata qualche matrona di troppo, fu scacciato da Roma e costretto a rifugiarsi in Sassonia sotto la protezione di Carlo Magno. Quest’ultimo, per quanto imbarazzato, decise di imbastire un regolare processo per valutare la consistenza delle accuse (che pare fossero vere), ma si pose un problema: chi poteva giudicare il papa? Solo l’imperatore poteva farlo, e quello stava sul Bosforo. Solo che in quel momento a Costantinopoli non c’era un imperatore, bensì un’imperatrice, la nostra Irene appunto, che peraltro appoggiava il partito romano avverso a Leone III. Quest’ultimo riuscì allora a convincere Carlo Magno che mai e poi mai una donna avrebbe potuto ascendere al trono dei Romani, e che quindi quello di Costantinopoli era da considerarsi vacante. Sulla base di questo ragionamento, non solo Leone riuscì a sfangare il processo, ma ebbe anche l’idea di incoronare proprio Carlo Magno come imperatore dei Romani, visto che il titolo di Irene “non valeva”. In questo modo Leone legava a sé l’uomo forte del momento e si emancipava da Bisanzio che ormai non gli serviva più. Carlo Magno stette al gioco ma, pare, in cuor suo continuò a pensare che il vero imperatore continuasse a stare a Costantinopoli, uomo o donna che fosse. Infatti pochi anni dopo propose ad Irene di sposarlo, ma non funzionò.
Irene protestò duramente per il titolo scippato dall’imbelle Leone e dall’opportunista Carlo, ma non poté fare niente per evitare l’usurpazione. Leone le mandò a dire che le restava il titolo di “Imperatrice dei Greci”, ma pare che si trattasse di una pezza peggiore del buco, come dire che ti resta il divano. In poco tempo Irene cadde in disgrazia, fu detronizzata da una congiura di palazzo ed esiliata a Lesbo, dove morì di stenti.
Insomma, fu una mascalzonata peggiore di quella capitata ad Ursula, ma è sintomatico che nessun libro di storia riporti la vicenda sotto la prospettiva corretta. Persino Leone III viene (immeritatamente) ricordato come un grande papa, nonostante il suo infimo livello umano, e tutto questo per il solo fatto d’aver incoronato Carlo Magno imperatore, mentre si omette di raccontare che si trattò di un mercimonio truffaldino. Povera Irene, e stai accorta Ursula.