
Ci eravamo lasciati con la deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre nel 476 d.C., che segna convenzionalmente la fine dell’Impero Romano d’Occidente. Ma le cose non furono così lineari come si pensa.
Innanzitutto, Odoacre tentò di farsi proclamare imperatore lui stesso, ma fu rimbalzato dall’Imperatore d’Oriente Zenone cui spettava sostanzialmente la nomina, mentre il Senato Romano, che era ormai solo di un pelo più rispettabile del board di una municipalizzata, interveniva solo formalmente. Odoacre non coronò il suo sogno perché non era d’origine romana, però ottenne di essere nominato “rappresentante” di Bisanzio in Italia, anche perché, alla fine, era lui quello che comandava veramente da quelle parti.
E qui, prima di procedere oltre, spieghiamo cosa facessero gli imperatori d’Oriente, sia Zenone che gli immediati predecessori. Questi tipi mi ricordano molto un personaggio del film “Burn after reading” e precisamente il generale e direttore della CIA (impersonato da J.K. Simmons). Nel film il generale se ne sta seduto alla scrivania ricevendo una serie di rapporti dei suoi agenti che descrivono i vari casini che stanno succedendo a Washington. Invece di intervenire per trovare una soluzione, il burocrate non fa quasi niente e si limita a mettere qualche pezza, per lo più per mettere tutto a tacere. Gli imperatori d’Oriente fecero più o meno lo stesso in quei tempi con quello che succedeva a Roma.
Il fatto è che Romolo Augustolo non fu l’ultimo imperatore romano d’Occidente ad essere deposto, perché ve ne sono almeno 3 che vissero in contemporanea. Infatti Romolo Augustolo aveva deposto un precedente imperatore (o meglio, ci aveva pensato papà Oreste), tale Giulio Nepote, il quale ne aveva deposto un altro, tale Glicerio, e le relative deposizioni/sostituzioni non erano avvenute a norma. Ma andiamo per ordine.
Glicerio era un caporale germanico, piuttosto pavido, come dimostra il fatto che alla nascita accettò, senza discutere, di essere chiamato con il nome di una supposta. Era stato messo lì per caso, perché era venuto a mancare il predecessore, il famosissimo (ahaha) imperatore Olibrio, ma anche l’uomo forte fino a quel momento, il generale germanico Ricimero. Così dopo un anno di trono vacante, il 5 marzo 473, il nipote del defunto Ricimero, Gundobado, nominò imperatore d’Occidente uno dei suoi scagnozzi, Glicerio appunto. L’imperatore d’Oriente Leone I non la prese bene perchè, pensò, non è che si può nominare imperatore un personaggio qualsiasi, manco fosse l’infermiere un ha finito l’igiene dentale al politico di turno. Solo che a Leone I prese un attacco di dissenteria, e così al successore il nipote Leone II, il tutto in pochi mesi, e questo ti dà un’idea di che acqua si bevesse a Bisanzio. Sul trono sale allora il genero Zenone, un re barbaro ma che era riuscito a farsi incoronare imperatore in via un po’ misteriosa perché, come sappiamo, ai barbari era precluso il trono di Augusto. Gli storiografi si chiedono ancora come abbia fatto.
E’ vero che Zenone aveva sposato una principessa bizantina in cambio dell’impegno, suo e del suo popolo, di non rompere più le scatole (peccato che questo trucco con Salvini non funzioni o meglio, le candidate non resistono oppure non funzionano), ma rimaneva pur sempre un barbaro, e per la precisione un Isaurico (sic). E’ possibile (ipotesi mia) che Zenone si sia inventato l’escamotage della “Nazionalità Zero”. In pratica deve aver detto: “Bizantini, ormai sono romano come voi, perché ho sposato una delle vs sciampiste aristocratiche. E’ vero che prima ero isaurico, ma quella era la mia Nazionalità Zero, e quindi non conta”. A noi può sembrare una boiata pazzesca ma la politica è fatta anche di queste cose, e d’altra parte gli elettori sono sempre gli stessi.
Così, appena assurto al potere Zenone manda a dire a Glicerio che se ne deve andare da Roma, e che al posto suo ci va un parente della moglie, tale Giulio Nepote. Quest’ultimo si mette in viaggio per prendersi il trono d’Occidente e Glicerio comincia a preoccuparsi, anche perché Gundobado intanto è migrato in Costa Azzurra (Gallia, pardon), pare per andare a prendersi un’eredità ricca (la Burgundia). Così, quando Giulio Nepote arriva in Italia, nel 474, Glicerio si auto-depone e, come ricompensa per il disturbo, viene nominato vescovo in Dalmazia, in quanto all’epoca le sedi vescovili, in mancanza di partecipate, musei o fondazioni, servivano anche per piazzare i trombati. Attenzione, Glicerio non esce completamente di scena.
Intanto anche il neo-imperatore d’Occidente Giulio Nepote ha i suoi problemi, perché il nuovo uomo forte in Italia, il generale germanico Oreste che ha sostituito Gundobado, lo fa subito fuori; da imperatore mesto e deposto, il nostro Giulio fa appena in tempo a mettersi in salvo in Dalmazia (anche lui). Oreste rimane così padrone del campo e nomina il ragazzino Romolo come nuovo imperatore d’Occidente, alla faccia dei 2 imperatori deposti che se ne stanno, scornati, dall’altra parte dell’Adriatico. Ma, attenzione, Zenone dall’Oriente non ci sta e non riconosce Oreste perché secondo lui l’imperatore legittimo, ad Occidente, è ancora Giulio Nepote. Però da Bisanzio Zenone non sa neanche cosa fare, perché non ha la forza per contrastare Oreste in Italia.
A questo punto arriviamo alla data che tutti conosciamo, cioè il 476, con Odoacre che ammazza Oreste, depone Romolo Augustolo ma lo risparmia con tanto di pacche e reddito romano di cittadinanza. Odoacre si accorda con Zenone, che lo nomina suo rappresentante in Italia e quindi non viene proclamato alcun nuovo imperatore d’Occidente. A quel punto spunta di nuovo Giulio Nepote, che fa sapere dalla Dalmazia che, a rigor di logica, visto che ormai Romolo Augustolo è fuori dai giochi e si sta godendo i soldi dei contribuenti romani in costiera, che ad Odoacre non interessa più il titolo imperiale, insomma, adesso a lui spetterebbe il diritto di essere reintegrato imperatore d’Occidente. Zenone ci pensa un po’ e vorrebbe pure dargli ragione (sono parenti), ma come può farlo, visto che Odoacre è l’unico ad avere la forza in Italia? La soluzione è democristiana: Odoacre regnerà su ciò che resta dell’Impero Romano d’Occidente in quanto rappresentante di Bisanzio ed in virtù della forza militare, mentre Giulio Nepote, che non conta una pippa, viene nominato imperatore ma solo di nome, senza alcun imperium di fatto, una sorta di imperatore senza portafoglio. Gli viene anche raccomandato di rimanere in Dalmazia perchè se dovesse capitare in Italia Odoacre potrebbe maltrattarlo come ha fatto con Oreste.
A quel punto rispunta Glicerio, il quale non ci sta perché anche a lui era piaciuto fare l’imperatore, anche se per poco. Così, con ogni probabilità, nel 480 d.C. fa assassinare Giulio Nepote, rivendicando a sua volta il titolo imperiale presso Zenone, ma anche strizzando un occhio ad Odoacre che peraltro ha bisogno di un bravo vescovo a Milano e Glicerio ha ormai dimostrato di essere un Capezzone per tutte le stagioni. Zenone non sa che fare, anche perché Odoacre comincia a stargli sul gozzo ma di Glicerio non ci si può fidare. Glicerio viene poi ammazzato dai parenti di Giulio Nepote, forse istigati dallo stesso Zenone, che a loro volta rivendicano il titolo imperiale, ma si tratta di gente talmente insignificante che gli storiografi nemmeno ne riportano il nome.
Nel frattempo, in tutto questo casino, Romolo Augustolo se la gode svaccato a Posillipo con il reddito romano di cittadinanza e – sospetto io – probabilmente fa anche sapere a Zenone che, se lo pagano bene e gli tengono lontane le mani di Odoacre, lui torna pure.
The End – Fine dell’Impero Romano d’Occidente.