
Il mio ultimo passaggio a Roma, che ho trovato parzialmente deserta, mi ha fatto ripensare alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. L’evento è normalmente fissato al 4 settembre del 476 d.C., una data che fa riferimento alla deposizione dell’ultimo imperatore Romano d’Occidente, Romolo Augustolo, ma si tratta un fatto e di una data convenzionali, stabiliti a posteriori. In altre parole, il giorno dell’evento nessuno si accorse di niente, ed in molti scoprirono, solo molto tempo dopo ed improvvisamente, che non c’era più l’Impero Romano d’Occidente, esattamente come quel signore del Carosello anni ’60 che, svegliandosi di colpo nel suo letto, esclama “La pancia non c’è più! La pancia non c’è più” e ringrazia l’Olio Sasso.
Fu compito di alcuni storici bizantini, per un semplice fatto di classificazione storiografica, condurre un’analisi a ritroso per stabilire quando si potesse affermare che l’impero in questione fosse effettivamente finito, e così facendo molti di loro (ma non tutti) arrivarono appunto al 4 settembre 476 ed alla deposizione di Romolo Augustolo.
Si tratta appunto di una data convenzionale, decisa a tavolino, diversa da quelle cui invece i contemporanei attribuiscono nell’immediato un’importanza storica. Niente a che fare, quindi, con il 18 giugno 1815, cioè la battaglia di Waterloo; oppure con il 29 maggio 1453, la caduta di Costantinopoli; e neppure con il 5 aprile 2011, quando il Parlamento italiano votò l’immunità a Berlusconi decretando, per legge, che Ruby era la nipote di Mubarak. In tutti quei casi i contemporanei hanno percepito immediatamente che stava accadendo qualche cosa di storicamente grosso, sia che fosse la fine di un’epoca continentale, oppure l’inizio di uno sputtanamento globale. Al contrario, nel caso della fine dell’Impero Romano d’Occidente nessuno si accorse di niente, e per questo motivo un po’ di tempo dopo divenne necessario sedersi ad un tavolino, con i salatini e la spuma, per mettersi d’accordo su quando il fattaccio fosse effettivamente avvenuto.
La ragione di ciò sta nel fatto che nel V secolo d.C., cioè durante le ultime decadi dell’Impero Romano d’Occidente, il potere imperiale (quello romano di Roma) era ormai svanito, soprattutto a seguito del sacco dei Visigoti nel 410 d.C.. In Italia il potere veniva esercitato da una serie di generali, normalmente di origine barbarica ma pur sempre formalmente inquadrati nell’esercito romano e ossequiosi di Bisanzio. Invece gli imperatori romani dell’Urbe erano diventati delle semplici macchiette, del tutto irrilevanti se non per qualche congiura di palazzo, e persino ignorati dalla popolazione italica: per capirsi, parliamo di gente come gli imperatori Petronio, Avito, Maggioranio, Libio Severo, Antemio, Olibrio, tutti personaggi storici meno famosi di una formazione del Chievo. I generali romano-barbarici sono invece solo un pelino più noti, e si tratta di Arbogaste, Stilicone, Ezio, Ricimero, Oreste. Essi ressero le sorti di ciò che rimaneva dell’Impero Romano d’Occidente, e cioè l’Italia con qualche pezzetto di Gallia e Dalmazia. Pur riconoscendo formalmente la supremazia dell’Imperatore di Bisanzio, essi fecero in Italia il bello ed il cattivo tempo, nominando e destituendo imperatori romani a piacimento, come la Merkel con i premier italiani. Ma dai no, sto scherzando (sono loro che nominano la Merkel).
E qui arriviamo a Romolo Augustolo, che oltre ad essere l’ultimo imperatore romano d’Occidente, si piazzò ugualmente bene anche per irrilevanza. Il fatto è che il giovane Romolo era un ragazzino di 12 anni quando fu messo sul trono, a Macerata quindi era ancora un frico. A mettercelo fu il padre Flavio Oreste, che era il generale forte del momento. Oreste avrebbe voluto essere imperatore lui stesso, ma glie lo impediva la sua origine barbarica. Romolo invece era eligible, in quanto metà romano per via di madre, e stava ancora montando un mini-Colosseo con il Lego quando glie lo dissero. Probabilmente si rallegrò pure nel momento in cui gli fecero indossare tunica e decorazioni d’alloro, pensando che si trattasse di un toga-party, ma in verità l’euforia durò poco perché dopo nemmeno un annetto il papà Oreste fu fatto fuori dal bullo di turno, il capo degli Eruli Odoacre.Odoacre avrebbe potuto fare a pezzi Romolo Augustolo, ma invece gli risparmiò la vita. Gli storici scrivono che la decisione magnanima fu presa per via del “bell’aspetto di Romolo”. Oddio, non voglio nemmeno pensare a cosa possa essere successo veramente tra i due. Fatto sta che l’ultimo imperatore romano d’Occidente non solo ebbe salva la vita, ma gli fu riconosciuta un appannaggio perpetuo di 6000 soldi all’anno, una sorta di reddito di cittadinanza ante-litteram. Se ne andò da qualche parte in Campania e di lui si perdono notizie storiche, segno che anche allora con il reddito di cittadinanza era preferibile imboscarsi piuttosto che cercare un lavoro.
A questo punto potremmo concludere che il lavoro degli storici bizantini sia concluso e che sia stato persino fin troppo facile, perché la ricerca sarebbe consistita semplicemente nell’individuare l’imperatore romano che, pippaggine a parte, fosse stato l’ultimo ad essere deposto senza che ne seguisse un altro. Errore, le cose non sono così semplici. Il vero bordello storiografico deve ancora arrivare.