Star Wars, Episodio 8: la Recensione

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Tornando sul volo Air France dal Brasile mi sono visto Star Wars 8 in lingua originale e sottotitoli in mandarino. A causa del cattivo funzionamento delle cuffie non si capiva molto di quello che dicevano, ma penso di aver colto comunque il significato, anche grazie agli ologrammi cinesi che sono più espressivi degli attori. Ecco qui la mia recensione.

Per uno come me, che ha visto solo il primo Star Wars del 1978 e poi si è perso, senza alcun rimpianto, gli altri 6 (tranne qualche spezzone), il nuovo episodio è un po’ difficile da capire all’inizio. C’è un sacco di gente nuova, sono tutti mezzi imparentati tra di loro, e d’altra parte è questo il problema atavico di Guerre Stellari, si sposano troppo tra parenti e consanguinei, e poi litigano. Peraltro, rispetto allo Star Wars 1, sono tutti invecchiati maluccio. Diventa un po’ come la festa dei compagni di scuola, ma 30 anni dopo: di qualcuno non ti ricordi, a qualcun altro sembra essere passato sopra un treno.
L’unico che nel film se la passa bene e che non ha perso smalto, con i peli ancora tutti attaccati, è Chewingum, o come si chiama, l’orso pasticcione che grida sempre, Chewbakka! Purtroppo però l’orsacchiotto è divenuto vegano, con mio sommo dispiacere. D’altra parte, a pensarci bene, io non l’ho mai visto in giro con una donna.

Poi c’è una nuova entry, un giovanotto nasuto molto confuso che durante tutta la pellicola cambierà idee ed alleati almeno una decina di volte (possibile pentastellato). Nella prima scena il giovane nasuto va a trovare uno zio, che è anche lo Jedi più potente e più cattivo di tutti, ed hanno un alterco. Lo Jedi si lamenta di lui, probabilmente perché il giovanotto di notte gli frega le chiavi dell’astronave e se ne va in giro per bettole astrali, l’altro invece piagnucola che avrebbe voluto avere il motorino a 15 anni. Le guardie del corpo, vestite completamente di rosso come aragoste, li separano.

Poi la scena si sposta su Luke Skywalker, che è diventato un patetico eremita che vive, in un’isola deserta, dentro un trullo senza doccia né servizi igienici. Ad un certo punto viene visitato da una pischella turgida appena uscita dall’Aspria, che gli fa delle proposte strane circa la Forza. La pischella potrebbe essere sua figlia, e magari è proprio sua figlia. Luke tergiversa, nicchia, e poi i due iniziano a darsele di santa ragione. E’ plausibile che Luke abbia preteso, in cambio delle lezioncine, le pulizie di casa, scatenando le ire della fanciulla emancipata. Alla fine mi sono fatto l’idea che Luke vada rivalutato, almeno lui ha capito che ad un certo punto ti devi fare da parte, te ne devi andare, un segretario così sarebbe servito al PD.

Si passa quindi allo spazio interstellare, dove la nave ammiraglia dei Ribelli ha la forma di un’ostrica. Là dentro regna gran confusione, non si capisce chi deve fare cosa e si vedono spesso crisi di panico. Sembra la Leopolda quando si è capito che le elezioni sono perse e bisogna darsi all’opposizione.

La distinzione tra Buoni e Cattivi segue i dettami del politically correct: i Cattivi sono tutti bianchi, pallidi, leghisti e scrutano l’orizzonte alla ricerca di astronavi di rifugiati. I Buoni sono invece multicolore e rappresentano tutte le razze ed etnie disagiate dell’Universo per non scontentare nessuno, con una ripartizione cromatica rigidamente fatta con il Pantone. Oltre alla principessa Leyla c’è una hipster con i capelli viola, un soldato di colore, una nerd indocinese, il bar di Happy Days, una ragazzina con i capelli rossi, un gruppo di molisani ed un lucano.

Ciò che invece non mi è piaciuto del film è il tipo di futuro che intendono rappresentare. Innanzitutto, il governo è sempre ladro, cattivo e corrotto: addirittura, in una scena molto controversa, la bisnipote della Boschi viene candidata a capolista per Orione , senza mai esserci stata in vita sua e senza avere la minima idea di che forma abbiano gli Orionesi. Poi c’è il problema dei parrucchieri per signora, che dall’episodio 1 all’8 non hanno fatto che peggiorare, sembra che la guerra l’abbia vinta la Corea del Nord e non l’Impero. Quindi c’è il tema dell’Intelligenza Artificiale, che nella rappresentazione del film ha fatto passi da gigante, però all’indietro: si vedono piloti che guidano astronavi con volante e marce come fossero Ape Piaggio, ci sono i soliti 4 o 5 robottini patetici e casinisti, più uno arrivato nell’ultimo episodio che sa pure stirare. Ma la cosa che maggiormente mi disturba nel film è Internet: non c’è, come non c’è Google e non c’è Wikipedia, non si vedono tablet, non ci sono donne che smanettano sul cellulare per sbirciare, attraverso un profilo falso, la bacheca del’ ex-fidanzato. Niente di niente. Sembra il mondo sognato da Mediaset dopo la loro riforma del copyright. Io in questo mondo futuristico non voglio viverci.

Le uniche note positive sono il fatto che nessuno fuma dentro le astronavi ed i pavimenti sono lindi e pinti, senza una cartaccia o una cicca: si vede che la produzione ha dovuto fare così per rendere possibile la visione del film in Svizzera.

Che la Forza sia con noi, ma soprattutto che finisca qui (speriamo).

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