La cavalleria rusticana

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La mia recensione de “La cavalleria rusticana” che fanno in questi giorni a La Monnaie.

La musica è molto bella, però la trama andrebbe un po’ rivista, adattata ai tempi. Il problema è che il libretto è stato scritto da uno dell’Ottocento, che però lascia pensare di essere vissuto nel 1200. Qui alcuni esempi:

1. La protagonista femminile, Santuzza: mai e poi mai una donna passionale e drammatica può chiamarsi così, Santuzza. Anche se ad una ragazza capitasse la sfiga di essere chiamata il tal modo dai genitori, una volta cresciuta ed acquisita l’età per frequentare discoteche e relativi divanetti, a quel punto si cercherebbe un nickname, che ne so, Jennifer, oppure Nikita, ma anche Margherita o Mariangela, però Santuzza no! Quel nome ad un maschio fa l’effetto di un secchio pieno di ghiaccioli. Lo stesso discorso vale, mutatis mutandis, per il protagonista maschile dell’opera, tale Compare Turiddu, salvo che il ragazzo lavori come escort per signore.

2. Le corna: la scena della fanciulla cornificata che si getta ai piedi dell’amante infedele e lo implora, fa male e non si vedeva da 2000 anni. Da quando esiste la civiltà, quando una signora grattandosi la testa scopre che vi è cresciuto un arbusto nodoso e ben articolato, la prima cosa che fa è andarsene in vacanza con le amiche in una crociera per soli single, dopodiché si mette a pubblicare in bacheca i ripetuti trofei.

3. Il commiato: vedere il protagonista che piange e chiede la benedizione alla madre prima di partire per il militare è imbarazzante e getta discredito sull’intero genere maschile. Sostituirei il tema della “partenza per il militare” con una più pregnante ed attuale “selezione per un nuovo reality dedicato ai tronisti”.

NB Seguirà recensione su “I pagliacci” ma già fin d’ora devo anticipare lo sconcerto nel vedere il personaggio Silvio, innamorato di Nedda (anche questa con un bel nome, deve essere cugina di Santuzza) che il giorno della dichiarazione d’amore si presenta con una shirt giallo-canarino, e lei pure ci sta. Mah.

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