Il visto birmano

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(Tratto dal mio viaggio in Birmania, dicembre 2015)

Visto che a Bruxelles piove tutti i giorni e mi si stava inumidendo anche l’anima, un giorno decido che mi sarei fatto una vacanzuola al caldo, e scelgo la Birmania: un po’ per l’esotismo, un po’ per il Dalai Lama (che non c’entra niente, ma me ne sono accorto quando ormai ero lì).

Per andare in Birmania, ora Myanmar, ci vuole però il visto, un po’ come vorrebbe fare Salvini per entrare in Brianza e Valtellina. Così mi sono informato ed ho trovato tutte le istruzioni sulla pagina online dell’ambasciata birmana a Bruxelles, molto pittoresca, un po’ come i siti-web che avevamo in Italia negli anni Cinquanta.

Così, una volta raccolta una quantità di dati impressionante (compreso il mio CV, manco dovessi fare la tessera del DelHaize) mi presento una mattina presso l’ambasciata birmana, in una ridente zona di Schaerbeek. Si tratta di una graziosa villetta con l’inconfondibile bandiera con tre bande colorate orizzontali e la stella al centro. Suono e mi apre la porta un signore di colore. Niente di strano, Bruxelles è così multietnica.

Entro nella sala d’attesa, prendo il bigliettino e si capisce che ci sarà da aspettare parecchio, perché ci sono una ventina di persone sedute, di tutti i colori e razze, ma comunque parecchi neri (idem come sopra). Vabbè, tutti in Myanmar quest’anno.

Ora, io sono moderno e per di più da bambino ho letto tutti i libri politicamente corretti come la “Trilogia della Capanna” nonchè “Il ritorno delle Zio Tom”, però non capisco bene come mai tutto il Matongè (ndr: il quartiere congolese a Bruxelles) abbia deciso di fare la gita scolastica in Birmania, e per di più si sono messi d’accordo per venire a prendere il visto proprio il giorno in cui ci sono anche io. Peraltro, sono di colore anche i funzionari agli sportelli, mentre io mi sarei aspettato di vedere un po’ più di gente con le babbucce rosse ed il cappello a tre punte.

Passa mezz’ora e mi metto a chiacchierare con una signora di colore e le chiedo che cosa vada a fare in Birmania. Mi risponde un po’ confusamente ma alla fine si capisce, in qualche modo, che deve visitare la sua famiglia. A quel punto comincia a frullarmi per la mente un pensiero tragico, esco e cosa trovo, accanto alla porta d’ingresso? La tragica insegna “Republic of Ghana”. L’ambasciata della Birmania era la porta accanto! Vado su Google e scopro che Birmania e Ghana hanno le bandiera praticamente uguali, tre strisce orizzontali e la stella in mezzo!

Ora, in quale paese civile metterebbero le ambasciate di due paesi con la bandiera uguale, una accanto all’altra? Nessun paese lo farebbe mai, tranne il Belgio, così che questi rischiano ogni volta di dichiarare guerra al paese sbagliato. Con questa organizzazione la lotta all’Isis non va da nessuna parte. Amen.

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